Il cielo rubato (Dossier Renoir) by Andrea Camilleri

Il cielo rubato (Dossier Renoir) by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, Art, Individual Artist
Google: z8cqAQAAIAAJ
editore: Skira
pubblicato: 2009-04-15T12:28:41+00:00


Alma Corradi

Corso Xxxxx, 304

Torino

Il 20 luglio alle ore diciotto sarò aeroporto Palermo stop Non portare un minuto di ritardo stop Michele il più felice degli uomini

MEMORIALE

Sono Giorgio Riotta, nipote del notaio Michele, figlio di un suo fratello e citato più volte nelle lettere precedenti. Racconto i tragici fatti avvenuti seguendo un preciso ordine cronologico.

Il 13 giugno mattina del corrente anno, che era un sabato, mio zio Michele mi comunicò che sarebbe dovuto partire quel pomeriggio stesso per Milano, chiamato d’urgenza da un cliente che gli era amico e al quale non si era sentito di dire di no. Le sue parole mi sorpresero molto perché erano anni e anni che lo zio praticamente non si muoveva più da Agrigento, faceva eccezione un viaggio mensile, di un giorno o poco più, a Palermo per la riunione di un consiglio di amministrazione del quale faceva parte.

Conoscendo oltretutto la sua avversione per i viaggi in aereo, mi offersi di andare al posto suo (qualche volta era già accaduto). Ma egli decisamente rifiutò, sostenendo che si trattava di una faccenda molto riservata, una specie di atto di fiducia tra lui e il cliente, e assicurandomi che sarebbe stato di ritorno entro la tarda mattina del lunedì seguente. Il che puntualmente avvenne. Solo che ebbi modo di notare subito come il carattere di mio zio fosse, dopo quel brevissimo viaggio, notevolmente cambiato. Era sempre stato, sul lavoro, di una pignoleria talvolta irritante. Ebbene, dal giorno del suo rientro, cominciò ad essere distratto a tal punto da commettere errori così grossolani che non li avrebbe fatti nemmeno un principiante. Si era in ogni occasione dimostrato con tutti cordiale e comprensivo, ora invece aveva frequenti scatti d’ira. Certe volte si perdeva dietro a un suo pensiero e ne era così assorbito da dimenticarsi di ciò che stava facendo. Il suo umore aveva curiosi sbalzi, passava da momenti di cupa depressione a momenti di gioia tanto inspiegabile quanto sfrenata. Una volta lo sorpresi a cantare a squarciagola e la cosa letteralmente mi sconvolse. Come se l’avessi visto compiere un atto osceno.

Per capire bene quello che sto scrivendo, è necessario sapere che mio zio era un uomo all’antica, un po’ musone, di ferrei principi morali e di una riservatezza così assoluta che poteva anche apparire come un atteggiamento scostante. Dopo la morte della moglie egli aveva rotto ogni relazione sociale sino a isolarsi completamente. Vederlo agire in un modo completamente diverso dall’abituale mi preoccupò al punto di suggerirgli, con molto tatto, di farsi vedere da un dottore. Mi aspettavo una sua reazione rabbiosa, invece sorrise e pronunziò una frase che allora non capii: “Lo so io la cura che ci vorrebbe per me!”.

Il 20 luglio mattina, in mia presenza, disse a Saverio, il suo autista, che in quello stesso pomeriggio l’avrebbe dovuto accompagnare a Palermo, all’aeroporto di Punta Raisi. Dovevano trovarsi lì per le 17,30. Evidentemente andava ad aspettare l’arrivo di una persona. Non mi disse chi era e io non osai chiederglielo. Mi aveva abituato alla riservatezza. Però, lo confesso, la novità era tale che non seppi resistere.



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